Tra monti e vallate alle pendici del Pollino

Deviando dalla costa verso l’interno, imboccando la statale Sinnica che segue il corso del Sinni, il paesaggio muta radicalmente.  Ci si ritrova su una lunga strada che collega la zona jonica all’entroterra e di lì al massiccio del Pollino. Attraverso piccoli borghi  – Rotondella, Colobraro, Valsinni – si raggiunge la provincia di Potenza e il paesaggio si apre sulla diga di Monte Cotugno, la più grande d’Europa tra quelle realizzate in terra battuta, simbolo di una delle risorse più preziose della Basilicata: l’acqua.

Poco lontano da qui, Senise, che domina la valle del Serrapotamo, inizia a raccontare un’altra storia, quella del suo Peperone IGP. A caratterizzarlo è il colore rosso porpora, per quanto ne esista anche una varietà verde, e può avere forme variabili – appuntita, ad uncino e a tronco – pur risultando sempre dolce nel gusto. Il Peperone di Senise IGP è prodotto anche in altri centri limitrofi ricadenti tanto nella provincia di Potenza che in quella di Matera.
E da Senise, che funge quasi da spartiacque, si può scegliere se volgere verso l’area dei calanchi che caratterizza la punta estrema della Val D’Agri, oppure procedere risalendo verso il Pollino.

Un angolo questo di particolare suggestione paesaggistica. I calanchi, un paesaggio di argilla che i secoli hanno modellato ricavandone sculture dalle forme più strane e fantasiose, aridi pinnacoli, cattedrali di rena.

È l’arenaria di questi luoghi a caratterizzare anche i territori prospicienti i calanchi che spesso nascondono grotte antichissime nelle quali si produce un vino d’eccellenza. È il caso del Grottino di Roccanova DOC, prodotto nell’omonimo comune della Val D’Agri. Si tratta della più giovane Denominazione di Origine Controllata lucana pur vantando una tradizione secolare. Grazie alla conformazione geomorfologica particolare, questi ambienti permettono di conservare le botti a temperatura ed umidità costante per tutto l’anno, assicurando il risultato migliore per questa sapiente sintesi vinicola di uve Sangiovese, Montepulciano, Cabernet e Malvasia nera, cui si aggiungono i bianchi profumatissimi prodotti con la Malvasia bianca di Basilicata.

Da qui, però, le colline, poco a poco, diventano montagne fino a congiungersi con il massiccio del Pollino che con i suoi oltre 2200 mt di altitudine e con le altre vette prospicienti, rappresenta un’area particolarmente pregiata, quella del Parco Nazionale più esteso di Italia, con i suoi 192.000 ettari, divisi tra la Basilicata e la Calabria.
Uno dei comuni più caratteristici del Parco è Terranova di Pollino, non solo a livello paesaggistico ma anche enogastronomico. Qui sopravvivono ricette tradizionali gustosissime, preparate con prodotti di montagna che, nel tempo, sono diventate vere e proprie eccellenze.
Basti pensare, ad esempio, alla melanzana rossa di Rotonda DOP, dalla forma tondeggiante, simile ad un pomodoro, e che può raggiungere anche i 200 grammi di peso. Ha una polpa carnosa e il gusto è lievemente piccante e amarognolo. Oltre al comune di Rotonda, che tra l’altro è sede del Parco, la melanzana rossa si produce nei comuni di Viggianello, Castelluccio Superiore e Castelluccio Inferiore.
In questi stessi comuni si coltivano i Fagioli bianchi di Rotonda DOP, dall’alto contenuto proteico della granella e dalla buccia sottile dovuta al basso contenuto di calcare del terreno e dall’abbondanza di acqua che permette l’accumulo di amido nel seme.

Prende invece il nome dalla Sila, l’area montana della Calabria, il Caciocavallo silano Dop, la cui produzione però si spinge ben oltre i confini del territorio calabrese, in Basilicata, Campania, fino in Puglia e in Molise. È un formaggio semiduro a pasta filata, prodotto con latte vaccino, il cui nome – “caciocavallo”- deriva dalla legatura a coppie che consente di metterlo a stagionare “a cavallo” di una pertica di legno disposta in prossimità del focolare.
Ma torniamo a Terranova, dove si può toccare con mano la biodiversità del territorio del Pollino, che ha permesso ad “agricoltori custode” di coltivare, conservare e proteggere antiche varietà agricole del territorio come ad esempio la “Carosella”, antica varietà di grano tenero autoctono, coltivato sin dall’epoca romana su tutta la fascia dell’Appennino Lucano, mietuto a mano, resistentissimo agli inverni rigidi e che permette di produrre una farina pregiata per pane, pasta e biscotti.  Altra varietà cerealicola autoctona è la “Segale Iermana”, adatta ai terreni di montagna, riscoperta negli ultimi anni dai coltivatori del territorio del Parco Nazionale del Pollino.
Tra le orticole, invece, si è proceduto negli ultimi anni alla rivalutazione della tradizionale patata rossa di Terranova e, tra le leguminose, alla coltivazione di circa 30 varietà di fagiolo, secondo la metodica del “miscuglio”.

A Lauria, dove l’area del Pollino incontra la Val d’Agri, il rispetto di precisi disciplinari, un monitoraggio costante delle colture con tecnologie avanzate, ha permesso di mettere a valore – trasformandole in eccellenza – anche le piante officinali, centinaia di varietà che donano colore e odore al Parco e finalmente reddito per chi ha scelto di restare e investire sul territorio, coltivare erbe officinali e trasformarle in prodotti per la cosmesi, l’erboristeria e la farmacia.
A Moliterno, in Val d’Agri la presenza di boschi di faggi e di  un’economia prevalentemente agricolo- pastorale ha portato al riconoscimento del Pecorino Canestrato IGP, un formaggio dal sapore piccante e aromatico irresistibile. Lasciato a riposo almeno 60 giorni, ottenuto principalmente da latte intero di pecora e solo in parte da latte intero di capra, può essere gustato sia come Primitivo che come Stagionato, e si ottiene da latte di greggi allevate in 60 comuni della Basilicata di cui 46 in provincia di Potenza e 14 in provincia di Matera; la stagionatura, però, avviene solo nei peculiari fondaci di Moliterno.
A pochi chilometri da Moliterno ritroviamo Sarconi, dove vengono prodotte circa quindici tipologie di fagiolo esportate a livello internazionale, sotto il marchio di Fagiolo IGP di Sarconi. Fagioli che si distinguono per forma e colore e per la polpa tenera che li rende facilmente digeribili.

Oltre a Sarconi, la zona di produzione comprende i comuni di Grumento Nova, Marsiconuovo, Marsicovetere, Moliterno, Paterno, San Martino d’Agri, Spinoso, Tramutola e Viggiano, tutti in provincia di Potenza e facenti parte del territorio della Val D’Agri.
Da alcuni anni, però, Sarconi viene associato anche all’elicicoltura, ovvero all’allevamento delle lumache. Ed è proprio qui che ritroviamo uno dei più grandi allevamenti del Sud Italia, nato dalla sfida di giovani imprenditori che hanno investito sulla lumaca – alimento perfetto nei valori nutrizionali, ricco di proteine e sali minerali, povero di grassi e a basso contenuto calorico, con buone quantità di calcio, magnesio, fosforo e vitamina C – ma anche per la sua bava utilizzata come rimedio naturale per la cura della pelle.
E per finire con le eccellenze della Val D’Agri, ricordiamo che in questa parte di Lucania è possibile trovare un altro buon vino: il vino DOC Terre dell’Alta Val d’Agri. Si tratta, anche in questo caso, di un’antica tradizione vitivinicola nel cuore della Basilicata, che basa le sue produzioni sul cabernet e sul merlot. Le elevate escursioni termiche che caratterizzano il territorio di produzione, conferiscono a questo vino profumi eleganti e un gusto particolarmente morbido.