Abbiamo attraversato vette che toccano il cielo, boschi impenetrabili e vallate incantevoli, e continuiamo ad incontrare scenari boscosi, nella vallata tra Trivigno, Anzi, Laurenzana e Albano di Lucania raggiungendo il suggestivo specchio d’acqua del Lago di Ponte Fontanelle, noto anche come Diga della Camastra. Da qui volgiamo verso il Parco Regionale di Gallipoli Cognato – Piccole Dolomiti Lucane, il territorio in cui la maestosità della natura incontra i vertiginosi strapiombi delle cattedrali di pietra delle Dolomiti Lucane, le cui origini risalgono al Miocene, circa 15 milioni di anni fa. Qui la natura sembra essersi divertita a disegnare il paesaggio, modellando la roccia fino a tirar fuori immagini e sagome ora fantastiche ora realistiche che hanno evocato nomi come “l’aquila reale”, “l’incudine”, “la grande madre”, “la civetta”, con un’altitudine media che si aggira intorno ai 1.000 metri sul livello del mare.
Ed è proprio la forza di queste montagne a permettere lo sviluppo di un’economia prevalentemente agricola, basata sin dall’antichità, sull’allevamento ovino e caprino. E a rendere questi scorci ancor più suggestivi è proprio l’aver conservato la semplicità e la salubrità di un paesaggio bucolico, spesso arricchito dalla presenza di agnelli al pascolo, le cui carni sono oggi note con il marchio “Agnello delle Dolomiti Lucane”.
E negli scenari di rigogliosa vegetazione del Parco Regionale di Gallipoli Cognato incontriamo i grossi e tranquilli bovini che tanto caratterizzano i nostri territori e i nostri boschi montani: sono esemplari dell’antichissima razza podolica la cui origine si perde nella notte dei tempi, famosi per la loro stazza, per le lunghe corna, il manto grigio chiaro e soprattutto la loro capacità di vivere allo stato brado. E in Basilicata possiamo incrociarli spesso, qui nel cuore dell’Appennino, come sulla murgia Materana e sui monti del Parco del Pollino. Possiamo incrociare le loro mandrie nei lunghi percorsi della transumanza, una pratica antichissima, tramandata per millenni di generazione in generazione, ed ancora oggi molto presente nei nostri territori. Il prodotto principale della razza podolica è il latte, per quanto se ne produca in modeste quantità: è ricco di grassi e proteine e dalle eccellenti caratteristiche organolettiche derivanti proprio dall’alimentazione dei bovini, fatta di arbusti, erbe aromatiche e qualunque altra vegetazione si ritrovi sul loro pascolo.
E da questo latte si produce quello che ormai è diventato un prodotto assai ricercato sulle tavole lucane: il caciocavallo podolico, dolce o leggermente piccante, consumato preferibilmente “impiccato sulla brace”, dove viene lasciato “sciogliersi” per poi essere tagliato dalla lama di coltello che lo spalmerà, filante, su una fetta di pane abbrustolito. Ma da qualche anno ormai, anche la carne podolica è entrata nel panorama enogastronomico nazionale, sfidando a tavola la famosa razza chianina.
Proseguendo il viaggio a valle lungo la statale Basentana, oltre Potenza, il capoluogo di regione, raggiungiamo la valle del Marmo Platano e del Melandro, per gustare la Lucanica di Picerno IGP, aggiuntasi lo scorso anno alla lista delle 16 eccellenze lucane a marchio. È il prodotto di salumeria lucano per antonomasia, preparato con tagli di carne di maiale con l’aggiunta di sale, peperoncino dolce o piccante e seme di finocchio, e presenta una caratteristica forma ad “U” e un peso che varia da 250 a 350 grammi a pezzo. Oltre che a Picerno, la Lucanica si produce anche nei Borghi del territorio limitrofo: Tito, Satriano e Savoia di Lucania, Vietri di Potenza, Sant’Angelo Le Fratte, Brienza, Balvano, Ruoti, Baragiano, Bella, Muro Lucano, Castelgrande e Sasso di Castalda, tutti comuni della provincia di Potenza.